la Diga  sul fiume Metramo

Il tema della creazione di un serbatoio sul Fiume Metramo, affluente in sinistra del Fiume Mesima, ha formato oggetto, da parte del Consorzio di Bonifica della Piana di Rosarno, di studi risalenti a molti anni addietro (negli anni ’50 – ’60) : con essi si tendeva alla formazione di adeguate riserve di acqua da assegnare al servizio delle vaste superfici di collina e pianura del Comprensorio, che il Consorzio aveva in programma di destinare all’irrigazione.  Primi  studi ebbero a concretizzarsi con la presentazione di un progetto di massima, a firma del Dott. Ing. G. De Rogatis, in data 22 Ottobre 1962.  nel 1973 a seguito dell’incarico della progettazione esecutiva della diga sul fiume Metramo affidata dalla Cassa per il Mezzogiorno al Prof. Ing. Giuseppe Baldovin, uno dei progettisti più valenti d’Europa, con Convenzione in data 18.09.1973. Contestualmente vennero incaricati della Consulenza Geologica il Prof. Ing. Pasquale Nicotera dell’Università di Napoli e della Consulenza Idraulica il Prof. Ing. Vincenzo Marone dell’Università di Cosenza.  La diga di Castagnara sul Fiume Metramo è apparsa fin dai primi studi come una delle opere tecnicamente più impegnative fra quelle previste, negli anni ’70, nel nostro Paese, per le seguenti considerazioni: - l’eccezionale altezza della diga (massima raggiunta in Italia per una struttura in materiali sciolti - circa 102 m), necessaria per conseguire significative capacità di invaso; -  le condizioni geomorfologiche molto difficili; - l’elevata sismicità della zona delle opere, classificata di 1^ categoria;  - la scarsità di materiali idonei per la costruzione dello sbarramento.  Fu considerata, come obbligata, la scelta del tipo di diga in materiali sciolti con struttura zonata, in terra rock-fill, con struttura di tenuta a “nucleo”, in linea con gli indirizzi della Commissione Internazionale Grandi Dighe.  Per la struttura di tenuta profonda fu messo a punto un dispositivo articolato, da realizzarsi con l’iniezione di miscele sia tradizionali che speciali, studiate e sperimentate in fase di indagine. Fu prevista l’esecuzione di un sistema di opere profonde accessibili (rete  di cunicoli  e pozzi i fondazione) che consentisse la ripresa delle iniezioni anche a diga finita ed in esercizio.

 

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